Oggi i nostri trattori tornano allo sterrato, tra rilievi arrotondati e grandi praterie verdeggianti dove le mucche pascolano serene. Lo scenario è quasi europeo e forse è per questo che una piccola comunità tedesca nata intorno a una missione religiosa ha messo radici proprio qui, alla metà dell’Ottocento, e non se n’è più andata. Incontriamo alcuni dei loro discendenti, imprenditori agricoli di quarta generazione che parlano ancora tedesco e hanno mantenuto legami con la Germania, pur essendo a tutti gli effetti sudafricani. La solidarietà tra i membri della comunità è fortissima. Originariamente allevatori di vacche da latte, oggi molti si dedicano alla silvicoltura, che in Sudafrica è molto diffusa anche se regolamentata per motivi di conservazione delle risorse idriche. La cooperativa che li raccoglie è efficientissima: commercializza nel mondo intero legname da costruzione, cellulosa, derivati della corteccia come il tannino e con gli scarti produce carbone. Non si spreca nulla e grazie alla manodopera a basso costo riescono ad essere concorrenziali anche all’estero. In serata arriviamo a Piet Retif, cittadina fondata nel 1883 dai Voortrekker, coloni boeri che lasciarono la Colonia del Capo diretti verso l’interno inesplorato del Sudafrica in cerca di terre da coltivare. Deve il suo nome al loro storico capo, Pier Retif appunto, ucciso dagli zulu che si opponevano all’occupazione da parte dei bianchi. Questi pacifici scenari campestri purtroppo hanno visto la loro quota di violenze.