La notte è stata un po' agitata, al campo nel profondo del Kalahari dove siamo alloggiati. All'ora di cena si scatena un temporale furibondo con lampi e cascate d'acqua che prosegue quasi fino all'alba. I tetti di lamiera, concepiti per un altro tipo di clima, resistono per un po' e poi cominciano a fare acqua da tutte le parti (senza contare il frastuono). L'ultimo problema che ci si immaginerebbe di avere in un deserto. Il proprietario del campo, un allevatore, ci porta a fare un giro nella sua proprietà, che è vasta perché altrimenti non potrebbe sostentare il numero minimo di animali necessario per avere un profitto – bovini e pecore da carne, da queste parti.
Quest'anno è felice perché le piogge delle ultime settimane hanno interrotto un lungo periodo secco. Normalmente qui piove tra dicembre e aprile, da 100 a 150 mm, ma con il diluvio dei giorni scorsi si sono già abbondantemente superati i 200 mm. Nella sua proprietà c'è anche una salina che ha fornito sale alle fattorie della regione per generazioni, ma è ferma da un paio di settimane per eccesso di pioggia – il colmo, nel deserto! Poi ci concediamo un'ora di svago su e giù per una duna di sabbia (bagnata). Siamo sicuri che questo sia proprio il Kalahari?